Cosa È Successo il 27 Luglio 1890?

di Andrea Carta



Chiunque legga una biografia di Vincent Van Gogh scoprirà ben presto che il famoso pittore olandese ha concluso i suoi giorni sparandosi un colpo di pistola a 37 anni; perché poi? Ma perché era pazzo ...

In realtà molta della fama che circonda Van Gogh è dovuta alla sua fine tragica e alla sua "pazzia", che fanno di lui uno di quei geni "maledetti", come Caravaggio, come Edgar Allan Poe: e l'ipotesi della sua pazzia e del suicidio vengono ormai accettate da tutti senza un minimo di riflessione. Inoltre Van Gogh era un uomo particolarmente solo; niente donne, niente amici, pochi parenti (in pratica il solo fratello): nessuno abbastanza intimo da voler indagare seriamente, all'epoca, su cosa fosse realmente successo quel pomeriggio.
Insomma, una fine che, tutto sommato, sta bene a tutti gli interessati, passati e presenti; ma davvero le cose sono andate così?

Intanto, cosa si sa realmente di quanto è successo tra il 27 e il 29 luglio 1890? Ben poco. La mattina del 27 Van Gogh esce dal suo alloggio, ad Auvers-sur-Oise (nell'albergo dei coniugi Ravoux), probabilmente per andare nei campi in cerca di inquadrature per i suoi quadri, e rientra la sera, visibilmente sofferente; gli albergatori chiamano il dottor Gachet, che non può fare altro che constatare la presenza di una grave ferita da arma da fuoco "al fianco" del pittore. Vincent dice di essersi sparato un colpo di pistola; la pallottola, comunque, non viene estratta, e il medico si limita ad avvisare il fratello, Theo, che arriva ad Auvers la mattina dopo e tiene compagnia a Vincent, peraltro tranquillo e rilassato (fuma la pipa tutto il tempo), fino alla sua morte la mattina del 29. Non viene eseguita nessuna autopsia, e solo 6 persone, compresi Theo e il dottor Gachet, partecipano al suo funerale, pochi giorni dopo.

L'ipotesi del suicidio, se ci si dimentica un attimo di quanto asserito dallo stesso Van Gogh, appare difficilmente sostenibile alla luce di tutta una serie di considerazioni che nessuno, all'epoca, si preoccupò di fare. Innanzitutto, un suicidio ha una causa: e se da una parte è vero che più o meno tutti la trovano facilmente nella pazzia di Vincent, da un'altra pochi si rendono conto che il pittore non era affatto pazzo come si crede; anzi, non è chiaro di cosa esattamente soffrisse, tanto più che all'epoca la psicanalisi era ancora di là da venire...
Probabilmente Van Gogh aveva una forma di epilessia che lo portava a maldestri tentativi di suicidio (come l'ingestione dei colori) nel corso delle crisi; ma da qui a dire che fosse davvero pazzo ce ne corre, anche se il suo stile di vita e le sue abitudini erano un po' fuori del comune: non diversi, però, da quelli di tanti "single" cronici e un po' orsi. Si obietterà che per un lungo anno Van Gogh è stato ricoverato nel manicomio di Saint Remy, in Provenza; ma è anche vero che fu lui stesso a volere questo, nel timore che le sue crisi diventassero incontrollabili, e di solito chi è davvero pazzo, per prima cosa rifiuta di ammetterlo. In ogni modo, nonostante durante le sue crisi Vincent cercasse di farsi del male, bisogna dire innanzitutto che mai i tentativi di suicidio furono convincenti (altrimenti ci sarebbe riuscito), e comunque, da quando si era trasferito ad Auvers, le crisi erano cessate.
È per questo che molti sostengono che il suicidio fosse dovuto non tanto all'insorgere di una crisi, quanto alla paura di una ricaduta. È possibile questo? A me sembra un'ipotesi quanto meno deboluccia, e in ogni caso, ripeto, erano mesi che Vincent non aveva più crisi, e non c'era nulla che facesse presagire una ricaduta. Van Gogh sembrava particolarmente disteso, in quel periodo; solo poche settimane prima la cognata lo aveva trovato in ottima forma, e la sua attività artistica, infine, procedeva senza intoppi: qualcuno, inoltre, cominciava ad accorgersi del suo valore (per esempio il critico d'arte Albert Aurier).
Insomma, un uomo che, se anche ne avesse avuti in passato, aveva in quel momento ben pochi motivi per suicidarsi.
A meno che non si vogliano considerare valide le ipotesi alternative che sono state avanzate: per esempio, che Van Gogh stesse diventando famoso e non riuscisse a sopportare tale idea, o addirittura che si sia suicidato per far parlare di sé e fare aumentare di conseguenza il valore dei suoi quadri, in modo da togliere il fratello dalle difficoltà economiche che aveva in quel periodo.
Che dire di tutte queste ipotesi? Secondo me si commentano da sole: allora preferisco di gran lunga l'ipotesi "tradizionale" di una crisi di pazzia, o della paura che tale crisi si manifestasse.

Ma c'è anche il problema del "come". Van Gogh non possedeva armi da fuoco, né una pistola carica e funzionante è un oggetto che si trovi comunemente in giro. Dove abbia trovato l'arma, e che fine le abbia fatto fare è un mistero tuttora insoluto.
Anche la modalità del "suicidio" è quanto mai strana: come già detto prima, Vincent aveva provato ad avvelenarsi ingerendo i colori, che di certo non gli mancavano; e nel corso di una passeggiata nei campi avrebbe potuto facilmente impiccarsi ad un albero o annegarsi nel fiume, piuttosto che ricorrere ad una pistola trovata chissà dove. Infine, sembra davvero strano che un suicida, invece di spararsi alla testa, come fanno tutti, si spari al fianco, e comunque non cerchi di finirsi in qualche modo con un secondo colpo: Van Gogh, invece, è rientrato tranquillamente nel suo alloggio come se niente fosse: comportamento da suicida, questo?

Supponiamo invece che qualcuno gli abbia sparato: tutte le stranezze non hanno più ragione di essere! Non bisogna trovare la causa del suicidio, né chiedersi da dove sia saltata fuori la pistola, né che fine abbia fatto, né il perché dell'unico colpo al fianco: altre sono le domande che dovremmo porci, ma stavolta non mancheranno risposte plausibili.

Si vede subito che ci sono solo due domande principali che sostituiscono gli innumerevoli interrogativi relativi all'ipotesi del suicidio: la prima, ovviamente, riguarda i motivi per cui qualcuno avrebbe voluto sparare a Vincent. E motivi ce ne sono.
Van Gogh, ricordo, conduceva una vita molto isolata, e suscitava spesso e volentieri la diffidenza altrui; per esempio, nel Settembre 1885 si era messo in urto con gli abitanti di Nuenen che pensavano avesse messa incinta una delle sue modelle; nel Marzo 1889 gli abitanti di Arles, invece, avevano cercato di farlo ricoverare, evidentemente preoccupati dalle sue stranezze e dal suo comportamento in occasione della famosa lite con Gauguin. Insomma, dovunque andasse, Vincent si inimicava facilmente gli abitanti del luogo: e allora perché non supporre che, quel pomeriggio del 27 Luglio, un contadino più diffidente degli altri abbia visto il pittore aggirarsi nei suoi campi e, forse temendo che volesse rubare qualcosa, gli abbia sparato una fucilata, colpendolo al fianco? In fondo la pallottola non è mai stata estratta, per cui non sappiamo se fosse stata davvero sparata da una pistola.

La seconda, pure ovvia, domanda è: perché Van Gogh ha detto di essersi sparato? Si può rispondere con un'altra domanda: a cosa gli sarebbe servito dire la verità, in fondo? Probabilmente non conosceva il suo feritore, e sicuramente non aveva alcun desiderio di procurare dei guai a qualcuno, tanto più che in Francia, a quel tempo, un omicidio portava rapidamente sulla ghigliottina; Vincent era di carattere mite e, nonostante le paure di Gauguin e degli abitanti di Arles, incapace di fare del male a qualcuno (piuttosto se la prendeva con sé stesso); forse incapace anche di nutrire sentimenti di rancore verso il prossimo, a dispetto dei modi spesso rudi e sgarbati che usava quasi con tutti.
E allora, è davvero così difficile che abbia preferito parlare di suicidio, piuttosto che tirare in ballo qualcun altro? Tanto nulla sarebbe cambiato, per lui, sia che morisse, come è stato, sia che riuscisse a cavarsela: e in fin dei conti l'idea del suicidio sarebbe stata accettata da tutti senza troppe domande, come infatti è avvenuto.

Con questo non voglio certo mettere la mano sul fuoco e affermare che sono totalmente convinto che Van Gogh sia stato ucciso: ma i dubbi mi sembrano fondati, le circostanze strane, e credo seriamente che l'ipotesi più valida sia davvero quella di un omicidio, anche se preterintenzionale.

A meno che non si voglia considerare l'ipotesi che lascia trasparire il mio racconto: suicidio per lo sconforto di avere visto un futuro così squallido...


Alto Tradimento #6
2, Place LamartineQuarta Copertina