[ecce WWWeb]#28      ovvero piccoli bit
di informazioni
sulla rete delle reti
raccolti per voi da
Mario Corsolini.


Per me che scrivo la notizia è di stamattina, per voialtri sarà oramai cosa nota, ma è una di quelle notizie che è sempre piacevole ricordare e che sarà bene tenere a mente anche per il futuro: il 6 luglio 2005 il Parlamento Europeo, con 648 voti contrari, 14 favorevoli e 18 astenuti (in pratica un plebiscito!), ha definitivamente bocciato la proposta di direttiva sulla brevettabilità del software. Un voto che ha segnato la vittoria della biennale mobilitazione sensibilizzatrice di piccole imprese, liberi professionisti e mondo accademico contro un mostro giuridico fortemente voluto dalle multinazionali del software. Una volta tanto, e sono così rare le occasioni che fa bene all'animo ricordarle, il buon senso e la libertà, nell'accezione più estesa del termine, hanno vinto contro gli interessi privati di pochi potenti monopolisti. La Commissione UE, che (grazie anche a un'intensa attività di lobbying) mandava avanti la proposta, ha già dichiarato che non presenterà un nuovo testo sulla questione: nessuno ci crede, ma per adesso tutti coloro che, direttamente o indirettamente, traggono benefici dallo sviluppo del software, possono tirare un bel sospiro di sollievo e festeggiare la netta vittoria di questa lunga battaglia. Maggiori informazioni e dettagli, anche in italiano, sulle pagine della Foundation for a Free Information Infrastructure (http://www.ffii.org/).

Vittoria di battaglia, non di guerra, ovviamente, dato che ardua sarà ancora la strada per una ridefinizione, coerente con gli sviluppi della tecnologia, dell'attuale legislazione in tema non solo di brevetti ma anche di diritti d'autore (aspetto se possibile assai più subdolo), che porti a una vera salvaguardia degli interessi di autori e fruitori (e non solo dei grossi editori!). Tuttavia, finalmente, è stato forse per la prima volta ufficialmente riconosciuto il principio che, almeno nel mondo dell'informatica, il sistema dei brevetti (così come è inteso per esempio negli USA) è un deterrente contro lo sviluppo e la ricerca, piuttosto che un incentivo come invece avrebbe dovuto essere nelle intenzioni di coloro che per primi ne inventarono il concetto (http://www.unitedmedia.com/comics/dilbert/archive/images/dilbert2005062174406.jpg). Questo insomma non è che il punto di partenza per una guerra a tutto campo che durerà sicuramente assai a lungo e il cui esito finale, nonostante le ultime buone notizie, è ancora tutt'altro che prevedibile.

Sul fronte dei diritti d'autore, infatti, proprio in questo periodo non è raro imbattersi in notizie che talvolta sfiorano il grottesco. Come il GEMA (la SIAE tedesca: a ognuno le proprie disgrazie!) che ha ordinato la chiusura di interi siti web a partire da fine mese, con l'accusa che ospitavano link del circuito P2P eDonkey (e tutti sanno che oramai in questi circuiti gli scambi di materiale "legale" sono in netto rialzo rispetto a quelli "illegali"); oppure, e qua si sfiora il ridicolo, la notizia che negli USA è sempre più difficile per i privati cittadini farsi stampare le proprie foto digitali dal fotografo, specialmente se sono "venute bene": gli stampatori infatti, per timore che gli scatti appartengano a qualche professionista che potrebbe intentare cause, si rifiutano di stampare alcunché. Sono stati registrati casi di madri di famiglia che nemmeno proponendosi di scrivere un'assunzione di responsabilità sono riuscite a ottenere la stampa delle immagini fatte in casa del compleanno del figlioletto! Tuttavia, anche su questo fronte, esistono delle novità incoraggianti: come per esempio il fatto che le aziende tecnologiche stesse stanno rendendosi conto che il famigerato DMCA statunitense (sul quale è basata l'esecranda EUCD) sia troppo restrittivo e da rivedere, oppure le cause collettive intentate contro i produttori dagli acquirenti di CD/DVD criptati e quindi scarsamente usufruibili, o ancora la battaglia che i produttori di supporti vergini stanno facendo contro gli aumenti imposti dai balzelli-truffa della SIAE (che hanno provocato un aumento fino al 100% del prezzo al dettaglio e un crollo del 60% circa delle vendite, con tutto quel che ne consegue). Per altro l'Italia è l'unico paese al mondo (spero) nel quale la SIAE (o suo equivalente) incassa diritti quattro volte dalla stessa persona: quando questa acquista un bene (come un CD musicale originale), quando acquista un masterizzatore con relativo software per farsene una copia di sicurezza personale e quando infine compra il supporto vergine su cui riversare tale copia!


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