L'Uno, o del Molteplice!

di Mario "OiPaz" Corsolini



-Perché, vedi, molti credono che il reale sia puro frutto dell'immaginazione della propria mente. Essi riducono gli oggetti del cosmo a semplici emanazioni della propria coscienza...

Era eccitante essere per la prima volta in Italia, terra iperfarcita di storia, antica e moderna, e, secondo Silvina, Roma, anche la Roma del 1980, che li attendeva in fondo alla lunga e veloce strada, era un simbolo assai significativo dell'importanza che l'Italia aveva per la giovane coppia in viaggio di nozze. Certo, uno strano simbolo, che fondeva Gloria e Decadenza, un connubio di opposti che, come il Taoista yin yang, avevano un aspetto di complementarità indissolubile. Roma: da quasi tre millenni lo stendardo universale di una civiltà in decadenza.

-E, in questo, devi ammettere che c'è del vero: da una analisi filosofica della moderna fisica superiore risulta che, in un sistema soggetto-oggetto, tra l'oggetto (e quindi tutto il cosmo) e la coscienza esaminatrice umana c'è un vincolo indissolubile tanto profondo che, in ultima istanza, si può affermare che le proprietà stesse dell'oggetto osservato dipendono in una certa misura dalla mente di colui che compie l'esame. Dunque la mancanza di tale esaminatore non solo invalida le nozioni che si potevano avere sulle proprietà dell'oggetto, ma anche l'esistenza stessa dell'oggetto viene messa in forse.

-Sicuramente hai ragione, Ireneo, ma io volevo arrivare ad un ragionamento un po' diverso dal tuo.

La strada scorreva veloce, sotto le ruote dell'auto. Entro la fine della lunga giornata tardo-estiva avrebbero sicuramente raggiunto la loro meta, sesta tappa di un viaggio che, iniziato nella lontana Buenos Aires, li aveva condotti attraverso le maggiori città del vecchio continente.

-E sarebbe?

-Sarebbe che tu hai tratto una conclusione non proprio corretta da un discorso che invece lo era: certamente la fisica superiore evidenzia una fitta interdipendenza a livello basilare delle strutture atomiche e subatomiche; logicamente quindi il tuo osservatore ed il suo oggetto, che fanno parte del nostro universo, sono parte della densa rete che è stabilita tra i vari elementi e processi del creato. Tuttavia da queste basi non puoi dedurre una dipendenza unilaterale dell'oggetto rispetto al soggetto: puoi solo, e giustamente, dedurre che tutto l'universo è fondamentalmente l'esplicazione di una indefinitamente complessa struttura dinamica di processi, tutti collegati tra di loro. La dipendenza è quindi bilaterale.

-Vorresti dunque mettere in forse l'esistenza dell'esperimentatore?

-No, però si potrebbe affermare che la sua esistenza sia il frutto della "immaginazione" dell'universo o, nel nostro caso, che l'esperimentatore è potuto esistere solo in quanto, nella sua vita, avrebbe dovuto compiere una analisi di un qualche oggetto, verificandone proprietà ed esistenza. Si potrebbe ipotizzare che, se l'oggetto non fosse esistito, allora anche l'esaminatore, la cui vita non avrebbe avuto più alcuna giustificazione, secondo questa teoria, potrebbe non essere mai stato concepito.

I chilometri passavano, e con essi il tempo, ad essi indissolubilmente legato, e la macchina si inoltrava sempre di più nel territorio della penisola italiana. Un cartello autostradale avvertiva che la prossima stazione di servizio, quella di Roncobilaccio, distava non più di cinquecento metri. Silvina aveva un certo appetito, il discutere la stimolava sempre a mangiare qualcosa. Si fermarono.
Ireneo, con in testa le strane idee di Silvina, che sempre lo coglievano impreparato e gli svelavano nuovi punti di vista con i quali affrontare ogni situazione (che ragazza stupenda...!), si avviò verso la toilette. Chiuso nella stanzina, pulita e ben illuminata, rifletteva sulla vita degli uomini, ed in generale di ogni essere raziocinante che popolasse una qualche regione dell'universo, nei termini che gli aveva suggerito Silvina.
Aveva una penna in tasca.
Certo che era paradossale che un uomo, con una cultura di cinque millenni alle spalle, una storia evolutiva di non meno di cinque milioni di anni, ed un lontano probabile futuro tra le stelle, dovesse la sua esistenza al desiderio di un sassolino di essere toccato! O che un altro avesse come unica giustificazione della propria vita l'accensione di una lampadina, e che un altro ancora, all'età di novantun anni, avrebbe scorto, inconsapevole, da una finestra della sua casa, nella foglia gialla, cadente, di un platano, l'essenza della propria!

-Noo! Non può essere così.

E con questo abbandonò l'argomento, per quanto gli riguardava.
Cominciò invece a pensare, quasi per caso — una notizia teletrasmessa da un televisore con il volume troppo alto — alla politica internazionale, alle sue convinzioni, alle sue idee, ai suoi fin quasi mistici credo.
Senza volerlo, come per caso, fece un gesto che non rientrava nelle sue normali abitudini: istintivamente si voltò e, prima di uscire, scrisse sulla porta del gabinetto: "Il Comunismo Vivrà per Sempre".
Il viaggio continuò.



Karpov-Kasparov (XI del Match Mondiale 1987)

Difesa Grünfeld


01. d4.....Cf6
02. c4.....g6
03. Cc3....d5
04. c:d5...C:d5
05. e4.....C:c3
06. b:c3...Ag7
07. Ac4....c5
08. Ce2....Cc6
09. Ae3....O-O
10. O-O....Ag4
11. f3.....Ca5
12. A:f7+..T:f7
13. f:g4...T:f1+
14. R:f1...Dd6
15. Rg1....De6
16. Dd3....Dc4
17. D:c4...C:c4
18. Af2....C:d4
19. c:d4...e5
20. d5.....Ah6
21. h4.....Ad2
22. Td1....Aa5
23. Tc1....b5
24. Tc2....Cd6
25. Cg3....Cc4

    26. Cf1....Cd6
27. Cg3....Cc4
28. g5.....Rf7
29. Cf1....Cd6
30. Cg3....Cc4
31. Rf1....Re7
32. Ac5+...Rf7
33. Tf2+...Rg7
34. Tf6....Ab6
35. Tc6....Ca5
36. A:b6...C:c5
37. Ac7....Tf8+
38. Re2....Tf7
39. Ad6....Td7
40. Ac5....Ca5
41. Cf1....Tc5
42. Ad6....Tc2+
43. Rd3....T:a2
44. Ce3....Rf7
45. Cg4....Cc4
46. C:e5+..C:e5+
47. A:e5...b4
48. Af6....b3
49. e5.....T:g2
50. e6+....Rf8
Il Bianco Abbandona




La vita dà le sue soddisfazioni, ma gli oneri non mancano davvero!
Aldo, non più troppo giovane, ma sempre promettente manager, vice-direttore di una azienda dalle elevate aspirazioni, tornava con la famiglia, moglie al volante, da quelle due settimane di ferie montagnole (dolomitiche) che annualmente si concedeva. Ma, la particolare contingenza, le rivoluzioni dell'Est, l'instabilità borsistica, la danza dell'inflazione, lo costringevano anche in quel momento, il figlio appisolato nel sedile posteriore, il suo PC-386 portatile aperto sulle ginocchia, a ricontrollare qualche conto di "primaria" importanza.
Naturalmente, la moglie, non ne poteva più. Era da quattro ore che guidava ininterrottamente. La tacita decisione era: prossima stazione di servizio cambio. Roncobilaccio si avvicinava.
Inesorabile.
Prima tappa: il bar (anche per sfamare il piccino, poverino!). Seconda tappa: il distributore di benzina (già che ci siamo, anche se l'indicatore è ancora a metà...). Terza tappa: servizi igienici (alla buon'ora, stavo per scoppiare).
Anche Aldo, rimasto solo, andò ad espletare i suoi bisogni organici. Lontano dai diagrammi entrate/uscite. Lontano dalle strette di mano ufficiali. Lontano dalla stressante cornetta. Non che intendesse fare un bilancio completo della propria vita, e poi certi valori sono sacri, intoccabili. Ma era davvero così felice, come la facciata doveva dimostrare?
Nell'uscire, alzando gli occhi, scorse, nella penombra, sulla porta, la scritta. Certo, comunista lui non era, tutt'altro (anche se, magari per tornaconto personale, qualche volta, ma nessuno lo poteva con certezza asserire, in passato, chissà se il suo 0.000003% di potere politico non fosse stato prestato al Partito...). Comunque lui comunista non lo era davvero. Ma non era neanche un intollerante, anche se, per lavoro, talvolta aveva dovuto far credere di esserlo. Tuttavia la frase lo fece un po' sorridere. Almeno sotto i baffi (che non aveva). A parte il fatto che quello era il periodo storico meno indicato per affermazioni del genere, ma la scritta poteva risalire ad anni addietro, si doveva anche considerare l'ironia del luogo ove essa era stata immortalata.
Aldo non aveva mai fatto scritte sui muri: rispettava, nei limiti del proprio lavoro, la proprietà altrui. Ma quella porta e quei muri erano già così pieni di graffiti ed iscrizioni (non aveva controllato, ma probabilmente l'unica frase mancante era la classica "Dio c'è")!
Innumerevoli anonimi viaggiatori erranti avevano laciato il segno del proprio cammino, vano tentativo di oltrepassare le leggi definitive (sempre che si creda nella loro esistenza) della Natura. Inoltre portava sempre nel taschino l'agenda-organizer, con la propria personalità incisa per sempre sulle carte di credito e negli appuntamenti giornalieri.
E poi il gesto fu talmente istintivo, e con la sua grottesca esistenza, il luogo stesso lo richiedeva. Veloce la penna uscì dall'agenda e aggiunse, rapidamente, inevitabilmente: "Nei Cessi".
Le Dolomiti erano già lontane...



Il 19 gennaio 1934 d.C., la Signora Anna Maria Olcese (64 anni, nata a Milano, sposata, tre figlie, un figlio e sei nipoti), residente a Milano, in via Morigi 8, acquistò, alle ore 11:49 AM, sette arance, per un peso totale di circa chilogrammi due.

Il 25 novembre 1970 d.C., alle ore 03:15 AM, Lord S. W. o'Flaherty morì, a causa di un ictus celebrale, mentre giocava a bridge con degli "amici". Nello stesso medesimo istante, per un ipotetico osservatore che si fosse trovato nel punto medio del segmento (Lord o'Flaherty)–(lampadario della sala della villa di campagna di Lord o'Flaherty), la lampadina centrale della seconda fila dal basso di tale lampadario si fulminò.

Un vecchio e abbandonato palo telegrafico ligneo, nella provincia americana (statunitense), a causa degli elementi atmosferici, si spezzò e crollò su se stesso, sopra i rovi che erano cresciuti nelle vicinanze delle sue pendici.

Una stella invisibile di una lontana e sconosciuta galassia esplose.



Che cosa vorrà dire poi essere dell'undeground? O, meglio, esisteva un criterio, un fisso termine di paragone, per stabilire se Alessandro, Cristina e Francesca erano veramente rappresentanti reali della cultura alternativa italiana del Terzo Millennio ineunte? Loro, con altri come loro, scribacchiavano e pubblicavano semi-legalmente una "fanza", e altre cosucce del genere, e collaboravano saltuariamente con altre "fanze". E con questo? Era sufficiente ciò per una categorizzazione inequivocabile dei tre? Il loro modus vivendi, per il resto, non differiva molto da quello di un qualsiasi altro "medio-borghese" italiano. Non che ai tre importasse molto: anzi, erano di vedute abbastanza aperte da comprendere la ristrettezza e la futilità delle etichette. Casomai il problema poteva avere una qualche importamnza per altri, non per loro.
Comunque tutto questo non invalidava il fatto che la loro meta, sempre più vicina, fosse proprio, a Firenze, l'annuale raduno dell'Associazione per lo Sbattezzo, il quale si teneva in un luogo che non poteva non essere definito come uno dei bastioni della tradizione alternativa italiana. Per essere totalmente onesti, però, si doveva anche considerare il fatto che, loro, ci andavano per scopi principalmente monetari: certi raduni possono essere molto remunerativi, se ben sfruttati!
Soldo o non soldo, tuttavia, all'interno della macchina il dialogo verteva proprio su temi religiosi, tranne che per Alessandro, il quale era molto più impegnato dalla guida e dai gravi problemi del Toro in trasferta lombarda. Si cercava di comparare le religioni dal punto di vista strettamente estetico, confrontando l'eleganza, la bellezza, la pace interiore, l'armonia delle forme e delle movenze dell'immagine di Shiva Danzante con la turpe figura del Cristo crocifisso, ed ancora gli stupendi amplessi degli Dei Induisti, eternati nelle statue dei templi sacri, in immagini di pura e dinamica bellezza, simboli della fusione a livello cosmologico di tutti i principi complementari del tutto universale in una estasi di piacere infinito, ma equilibrato, con la triste storia di privazioni e frustrazioni della tradizione cristiana, ed ancora la sublime apertura mentale di molti tra i saggi e i maestri Buddhisti (ma anche Taoisti, Induisti, Zen), la loro condizione di totale armonia con la realtà, la loro intima felicità di fondo, il loro sorridente atteggiamento nei confronti sia degli uomini che delle idee, con il bigottismo, l'ottusità, il fanatismo di tutte le credenze occidentali, Islamismo in testa, seguito a ruota (o fors'anche a pari merito) da Cristianesimo (nelle sue varie forme), Ebraismo, et cetera. In definitiva non poteva esistere alcun confronto: anche se in occidente si aveva (probabilmente) un più imponente apparato filosofico (ridondante e spesso autocontraddittorio), che veniva però abbrutito da un triste dogmatismo, e dalla fosca e crudele atmosfera dei miti biblici occidentali della post-grecità, esteticamente (e forse non solo esteticamente) le religioni (???) (filosofie!) orientali, anche rimanendo ad un livello di analisi molto superficiale, davano prova di una schiacciante superiore maturità.
Naturalmente tutti e tre i viaggiatori erano atei. Sempre che non si voglia estendere il concetto di divinità sino ad incorporare le conseguenze ultime di certe filosofie che, però, tendevano scientemente e scientificamente ad annullare il numero di atti di fede necessari all'individuo per la comprensione almeno parziale della realtà.
Ma, oramai, le partite erano concluse, il Toro aveva strappato il pareggio e Alessandro, rinvenuto alla realtà, non senza una certa soddisfazione, ed ignaro delle dotte discussioni che si intrecciavano nei sedili posteriori, propose, ben consapevole dei propri bisogni calorici:

-Mancan pochi minuti a Firenze. Perché non ci si ferma a Roncobilaccio per mangiare qualcosa prima di entrare nella caotica bolgia cittadina?

Nulle essendo state le obiezioni, la macchina rallentò, eseguì la svolta, si fermò. I tre andarono a consumare il triste ma classico fast food da autogrill autostradale. E, prima di ripartire, la ancor più classica "visitina" alla toilette.
Alessandro era nel bagno "per uomini": una vera e propria confusa pinacoteca, con tracce pittoriche di innumeri artisti, ma non esente da recriminazioni poetiche o semplicemente grafomani. Tuttavia non poté fare a meno di notare, quasi sbiadita, una iscrizione, proprio al centro della porta: "Il Comunismo Vivrà per Sempre Nei Cessi".
Le ultime due parole sembravano una aggiunta postuma, e forse questo fu uno dei motivi. Poiché, in effetti, lui non era un vero e proprio "comunista", nel senso storico che la parola poteva un tempo aver avuto. Lui era oltre il "comunismo". Si definiva un Libertario. Non si doveva dunque sentire affatto offeso da una proposizione riferentesi ad una dottrina politica ormai sterile ed incartapecorita. Ma, si sa, la psiche umana è un gran mistero.
Una penna, per mezzo di un duplice occultamento, riportò la scritta a quello che quasi sicuramente era il significato originale. ...e la strada continuava a correre.



La storia degli eventi, con il suo incessante procedere causal/casuale, nella fattispecie triste storia di decadenza ed abbandono, pose fine con un fortuito fulmine, e con l'incendio che ne seguì, ad un ciclo potente ed inesorabile di eventi intercorrelati tra loro attraverso una indecifrabile trama, liberando così da una oscura ed inspiegata condanna la vita di un indefinito numero di uomini.
La porta del "cesso" impiegò 33 minuti e 21 secondi per bruciare completamente. Erano le ore 11:44:42 AM del 13 settembre 2149 dopo Cristo.


Alto Tradimento #3
EditorialeCronaca di un Giorno Qualsiasi