Gambe d'Inchiostro

di Silvano Drago



Quante volte, di fronte ad un foglio bianco, mi sono domandato perché dovevo riempirlo... Perché, in pratica, m'ero addentrato nel campo letterario oltretutto per scrivere cose più o meno dure, sofferte, sgradite, che forse avrebbero fatto storcere la bocca ai (troppi) benpensanti in circolazione se, per caso, fossero capitati sotto il loro nasino.

Perché dovevo scrivere insomma... Quante volte me lo sono chiesto! Basti dire innumerevoli, senza bisogno di scrivere un numero. E ogni volta ho annaspato dentro il mio io alla ricerca di una risposta significativa. Ma ho sempre trovato una serie di risposte parziali, che non mi soddisfacevano appieno, né allora, agli albori dell'81, né ancora adesso.

Effettivamente sono risposte insapori, se si vuole dir così: cioè risposte che mi fanno capire solo alla lontana, di sfuggita, perché io debbacostantemente "mettermi" giù sulla carta.

Il fatto di dire, ad esempio: " beh, scrivo perché mi preme esporre le mie idee", a mio avviso sta ormai perdendo senso. Si sta deflazionando, sta svilendo in tutto il suo significato, perché è divenuta ormai una frase ultra-abusata da tutti, o quasi, gli scribacchiatori che scorrazzano, purtroppo a piede libero, dappertutto... Mi domando quanto può valere, leggendo le opere di questi signori, un motto come: " lo scritto è veicolo di idee".

Ma quale veicolo? Un triciclo o giù di lì, semmai, vista la grandiosità di pensiero che emerge da tali pagine!!

Proprio così, il panorama letterario nuovo non è certo esaltante, da abbracciare strettamente.

Da una parte la letteratura indipendente (spesso basata più sopra lo spessore del portafogli che su quello culturale).Una sua branca può essere, chiamiamolo così, il sottobosco underground che alberga sulle paginette delle varie rivistine. Ma qui le poche cose buone vengono come "strangolate" dalle tante "sbragature", dalle massiccie futilità orripilanti, camuffate dal linguaggio ermetico che fa tanto "messaggio trasgressivo"...

D'accordo, anche l'altra parte, quella ufficiale, non è esente da una tale critica, però mi sembra situata ad un livello un tantino superiore.In compenso, qui troviamo maggiormente sviluppato l'odioso fenomeno ella "raccomandazione", praticato specialmente " via letto" diciamolo chiaro... (Ovviamente questo è un mio giudizio personale, perciò può essere giusto come sbagliato. Non mi sento, né voglio esserlo, un "vero critico letterario").

Il discorso vale soprattutto per la poesia, con quell'enorme accozzaglia di "poetastri & affini" che germinano in ogni luogo, in ogni cantone o angolo sperduto della nostra già tanto precaria italietta, e l'insozzano per benino con le loro "cagatine di mosca". Ci sarebbe quasi da scommettere sul fatto che l'ammorbamento dell'aria non è del tutto dovuto all'inquinamento industriale, ma in parte ai granzi sforzi creativi di tali "artisti", sollecitati dal riuscire ad agguantare uno dei riconoscimenti (solitamente di valore assai scarso, ma poco importa!) offerti da tutti i " premi e premietti letterari " che proliferano nella nostra penisola. Beninteso, nella maggioranza dei casi, si può partecipare solo dietro il versamento di una quota che, oggi come oggi, oscilla tra le 20 e le 50 milalire. Senza fini di lucro, per carità!: solo per la tasa di lettura, spese di segreteria, ecc. ecc... E qui casca l'asino, ahimé: soprattutto al tempo dei primi passi, anch'io ne ho fatti parecchi (e ancora continuo a cimentarmi in qualcuno, eh sì!), pur evitando quelli con uno sfacciato odore di business speculativo che, sempre più ormai, gironzolano intorno all'arte letteraria.

Tuttavia il summenzionato "artista", pur di sentirsi gratificare come poeta o scrittore vincitore del tal premio (ci sono anche quelli che premiano tutti, pagando s'intende), sborsa fior di quattrini, a svantaggio, se vogliamo morale, del talento che sta mettendo su le prime radici...

Povera cultura letteraria, sei diventata una merce di scambio: più paghi e più ricavi (cianfrusaglie). Povere lettere, in mano a tanti analfabeti della penna!... A questo punto, non so spiegarmi perché un foglio di carta, che debba sopportare il peso di una schifezza di inchiostro, non si ribelli ogni volta che un apenna lo sfiori; non si metta cioè a sgroppare furiosamente sulla scrivania per evitare di farsi scribacchiare!

Ma allorqa, ritornando al punto di partenza, conoscendo tutto ciò ed il mare-magnum di gente pennaiola, perché mi ci sono buttato dentro anch'io?... No lo so esattamente, come ho già detto prima. Probabilmente ci sono una serie di cause, di fattori che s'intrecciano tra loro, che m'hanno sforzato la mano ad impugnare la penna... sorry, a premere i tasti del computer, visto che adopero prevalentemente questo aggeggio.

Ci può essere, sullo sfondo, una sorta di presunzione, se si vuole, di saper scrivere bene, e quindi spremere il più possibile questo mio "dono"... Comunque, posso dire d'aver compreso il fattore principale: lo scritto rappresenta, per me, proprio il veicolo principale di diffusione delle mie opinioni nonché lo sfogo della mia fantasia.

Sembrerà, ad un certo punto, un po' una contraddizione con quanto ho affermato sopra. Ma non appena sveli, per dire, le mie (brutte) carte, i termini usati acquistano tutt'altra luce: io sono un carrozzel-dipendente, un "handicappato" come si usa genericamente dire (non mi va tanto questa parola: mi dà l'impressione che racchiuda in sé un senso dispregiativo).

Ecco, detto questo, il significato di "veicolo" dovrebbe apparire in tutta la sua pienezza... Effettivamente, la parola scritta ha preso il posto delle mie gambe ormai inservibili. Con questa io, o meglio la mia mente può uscire dalle solite quattro mura, può spostarsi a piacere anche di centinaia, migliaia di chilometri, svolazzare libera "per il mondo", e così via...

Sì, d'accordo, la sedia a rotelle mi dà una certa autonomia, ma è una cosa molto limitata. Non mi basta assolutamente. Inoltre c'è da dire francamente che la società assolutamente "civile" in cui viviamo, è totalmente inadeguata a "noi". È costruita quasi a "misura d'atleta", con tutti i suoi vari ostacoli architettonici e non, ossia scalinate, gradini ovunque, marciapiedi troppo alti, e poi mezzi di trasporto inaccessibili, ascensori stretti ecc. ecc. Una persona con difficoltà motorie (e penso anche agli anziani, alle donne incinte, e via di seguito) si trova quindi in difficoltà enormi, bestiali... io vivo tali "brutture" sulla mia pelle, devo fare i conti con esse, e molte volte devo arrendermi fisicamente... Ma mentalmente io mi ribello a questa situazione che ci vede sempre sconfitti; io voglio, e devo moralmente, denunciare tutte queste ingiustizie. E allora sono pronto ad "esplodere" sulla carta, battagliare ed urlare con le parole scritte affinché venga recepito il disagio di chi, purtroppo, è "diverso" solo in senso fisico, ma non come dignità...

Anche molti dei miei personaggi immaginari, di "carta", portano sulle spalle le "stimmate" della diversità, e li faccio comportare sempre in maniera dissimile dalle "regole", alle volte diametralmente opposta alla mia, cercando di focalizzare ogni volta i loro sentimenti di disagio, il loro vivere male... (Non si dice forse che lo scrittore tende ad immettere nei suoi protagonisti "di carta" un pezzetto di se stesso? Allora io sono perfettamente in regola!).

Tuttavia devo ammettere che sia un po' da ingenui credere che lo scritto abbia la forza di cambiare le cose, migliorare la società. Forse la parola scritta non ha la potenza sufficiente a modificare la mentalità attuale, così radicata sul mito della prestanza fisica.

Sicuro, è troppo da illusi credere in questo! Facciamo un esempio banale: se oggi scrivo che un gradino rappresenta un vero e proprio dramma per un paraplegico, l'indomani ben difficilmente ci sarà un qualcuno che provvederà ad eliminarlo (ci sono, è vero, nuove leggi in materia di abbattimento delle barriere architettoniche, ma misureremo nella pratica la loro efficacia).

Bisogna però aggiungere una cosa, a questo punto: sui giornali, soprattutto su quelli a grande diffusione, si scrive molto poco riguardo ai vari problemi dell'handicap. Casomai si accennano notiziole brevi, frettolose, solo quando sono "casi discriminatori" denunciati dagli stessi disabili. Anche i mass-media ne parlano pochissimo, oltretutto rimanendo in superfice, senza mai addentrarsi nella profondità dei problemi. Come mai questa cosa? Perché si deve dare molto più spazio ad un altro genere di "malato" quale è il tossicodipendente?... Beh, prima di tutto è un fenomeno molto di moda. Diciamoci la verità: fa molto "persona sensibile" occuparsi di questo problema, ma solo di questo e poi sbattere la porta in faccia al resto...

Il mio amico Tommaso mi ha scritto, in una lettere, una cosa giustissima, da meditare, cioè che il drogato fa paura alla gente comune. Può rapinare una persona, aggredirla, addirittura ucciderla. Invece il disabile no! Chi ha paura di un ragazzo sulla sedia a rotelle? Chi può temere una persona che si regge in piedi a malapena?... proprio nessuno, per cui si possono tranquillamente riporre inun tavolino, senza preoccupazioni di sorta.

Ma che succede quando "lo handicappato" di mette a "sparare bombarde" dal foglio di carta?... Probabilmente nulla, ma io ci provo lo stesso. Non si sa mai...



Alto Tradimento #3
JeanRiflessi nel Buio